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  /  cronache di vino   /  GLI INSOLITI GIORNI DELLA MERLA

Ormai da diversi anni non provo più stupore davanti alle bizzarrie che madre natura ci riserva ad ogni stagione. Purtroppo non è il primo anno che osservo delle giovani piante di vite germogliare nel bel mezzo dell’inverno e tutto ciò genera non poche preoccupazioni.

Giovane vite di Montepulciano

Siamo ai primi giorni di Febbraio nel meraviglioso Abruzzo, manca poco per concludere le ultime operazioni di potatura secca; a seguire ci sarà la legatura dei tralci di vite e tutto deve esser pronto prima che nuovamente l’inverno ci saluti per dar spazio alla bella stagione ed alla ripresa vegetativa. Gennaio è stato un mese abbastanza rigido, ma quest’anno i giorni della merla non hanno riservato la tradizionale “sciabolata artica”, anzi le giornate terse sono state accompagnate da un piacevole tepore sprigionato da un sole che ormai, come una nota stonata, sembra aver dimenticato i tempi giusti e, come un orchestra senza il suo maestro procede in disarmonia con la stagione corrente. Bisogna riconoscere che gli inverni degli ultimi anni sono piuttosto altalenanti sia nelle precipitazioni nevose che nelle temperature.

 L’incostanza è l’aggettivo più opportuno per descrivere l’inverno ormai molto mutevole, privo della sua autorità, incapace di placare madre natura ammantandola con una bianca e soffice coltre nevosa. La brina mattutina, spesso lascia spazio ad un piacevole sole caldo verso le ore centrali del giorno. Molte volte dopo il trascorrere di una settimana fredda ed uggiosa ne segue un’altra mite e asciutta tale da mettere a dura prova la dormienza delle piante di vite…e non solo.

La vite necessita di circa 200 ore di freddo con temperature al di sotto di 7°C per mantenere le gemme in dormienza ed evitare squilibri ormonali durante la ripresa vegetativa. Fortunatamente nella mia regione il freddo non manca, ma purtroppo negli anni si va accentuando una tendenza alla riduzione delle ore di basse temperature complessive, durante tutto il periodo invernale tanto da ridursi sempre di più all’osso quella “fascia di sicurezza” di fabbisogno minimo di ore di freddo necessarie al riposo vegetativo della pianta. Con un po’ di attenzione, osservando bene i campi incolti, in questo periodo dell’anno molti ciuffi di erbe selvatiche segnalano le prime avvisaglie del piacevole tepore di primavera: le erbe infestanti!

Diplotaxis erucoides

Già è possibile osservare il rigoglio vegetativo unito all’intensa fioritura della Diplotaxis erucoides meglio conosciuta come “rucoletta selvatica”, molto frequente nei campi incolti o nei frutteti, facilmente osservabile in fioritura durante l’inverno in particolar modo quando le temperature non sono molto rigide. C’è anche la fioritura della tanto amata Bellis perennis detta “Pratolina comune”, meglio conosciuta come Margheritina che al tepore dei raggi di sole di un mite inverno risplende in tutta la sua bellezza.

Bellis perennis

Infine, come mi faceva osservare la mia amica Pierlisa, impeccabile biologa, tra un filare di vite ed un altro spunta il fiore celeste della Veronica persica conosciuta come “Veronica comune”, così graziosa nei suoi tenui colori che vagamente ricordano i fiori di “non ti scordar di me”.

Veronica persica

Anche se tutto ciò sembra molto idilliaco l’osservazione di questo fenomeno impone una riflessione. Il continuo rigoglio vegetativo delle erbe infestanti che ormai è possibile osservare in piena fioritura anche durante il pieno inverno sono il riflesso di un andamento climatico invernale apparentemente inappropriato che purtroppo spesso preannuncia una ripresa vegetativa delle piante di vite anticipata, ogni anno di qualche giorno in più rispetto alla precedente stagione e con loro anche le ansie di ogni viticoltore.

L’inverno non è ancora finito, mancano meno di due mesi all’ingresso della primavera e tutto ancora può succedere…

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