Cerere contro tutti. Tutti contro Cerere
Testo da leggere: “Slow food, le ragioni del gusto”, Carlo Petrini – 2003 Economica Laterza
Musica da ascoltare: “Ed il tempo crea eroi”, Vasco Rossi – …ma cosa vuoi che sia una canzone… 1978
Tempo di lettura: 2 minuti
Con i segni addosso di una stagione viticola molesta, gettata molto volentieri alle spalle, credo sia doveroso fare una riflessione: la natura è un luogo fluido, mutevole, ciclico e allo stesso tempo imprevedibile.
Descrivere un agro-ecosistema con terminologie ingessate può risultare troppo limitante a causa della sua eccessiva mutevolezza.
Nel 2022 ho partecipato a un interessante studio di ricerca sull’agro-ecosistema viticolo italiano condotto dall’università di Padova con la Società Entomologica Italiana.
La ricerca è stata supportata da diciotto dipartimenti di scienze agrarie, tra cui quello dell’università del Molise con cui ho collaborato.
Su questo studio è stato pubblicato un articolo sulla rivista Agricultural Systems intitolato: “Climate and landscape composition explain agronomic practices, pesticide use and grape yield in vineyards across Italy” consultabile nel link seguente:
https://authors.elsevier.com/sd/article/S0308-521X(24)00003-9
La ricerca scientifica ha posto i riflettori sulle differenze tra una gestione del vigneto biologico e convenzionale analizzando a 360° l’habitat viticolo, dagli insetti ai patogeni, alle erbe infestanti, rilevando variazioni dal Trentino alla Sicilia.
Nel 2022 la stagione viticola in Abruzzo è stata eccessivamente siccitosa a tal punto che, nei campi sperimentali che ho monitorato, non si è evidenziata alcuna rilevante differenza.
Non potrei fare la stessa affermazione sulla stagione viticola 2023.
“Cerere” è stata vittima di capricci metereologici tra cui: abbondanti piogge primaverili, peronospora, grandinate e siccità che hanno portato a definire la passata stagione come “annus horribilis” della viticoltura abruzzese.
È stato un evento eccezionale?
Non direi, l’agricoltura di anni orribili ne ha conosciuti tanti e probabilmente continuerà a conoscerne.
Da tutti questi accadimenti si possono dedurre alcune considerazioni:
- Modelli di viticoltura ideali non applicabili in un sistema mutevole e fluttuante come la natura diventano insostenibili;
- La viticoltura sostenibile non riguarda solo l’ambiente ma tutti coloro che ne fanno parte, che operano al suo interno;
- Fronteggiare le annate molto difficili con strumenti di difesa efficaci e rapidi risulta indispensabile per la tutela del reddito, in qualsiasi modello di gestione viticola, sia biologico che convenzionale;
- Non può esserci un sostegno pubblico capace di compensare le perdite in campo di un’annata funesta;
Non è un caso se in questi giorni agricoltori da tutta Europa fanno sentire la loro voce riguardo problemi che il mondo agricolo non riesce a scrollarsi di dosso da anni come: il reddito basso, la competitività sulla filiera agroalimentare, il sostegno pubblico irrinunciabile.
Tutelare il reddito agricolo in un mondo dai scambi commerciali globalizzati è diventato ancor più difficile.
Carlo Petrini, autore del libro “Slow food, le ragioni del gusto”, negli anni novanta, quando il modello agro-industriale cominciava a mostrare le sue crepe, si poneva il quesito: meglio far viaggiare gli uomini o i prodotti?
Sembra un’epoca ormai lontana eppur la risposta potrebbe essere molto esaustiva ai problemi attuali:
“Non è un paradosso, meglio che viaggino gli uomini invece dei prodotti, ma a patto che si muovano con attenzione traendo da una terra il maggior numero di risposte culturali. Occorre rassegnarsi, con consapevolezza, all’esiguità delle risorse e a pagarle a un prezzo equo per consentire a chi si dedica alla lavorazione delle materie prime, di continuare a farlo senza piegarsi a una logica industriale. Rinunciarvi, talora, può essere un atto di rispetto. […]”