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Pescara vini

POESIA DA LEGGERE: “Mi piace il rumore della fisarmonica” tratto dal libro di Franco Arminio “Studi sull’amore”;

MUSICA DA ASCOLTARE: “Just” – Radiohead

TEMPO DI LETTURA: 3 minuti

Carta bianca “Bollata”, il nuovo metodo classico

Ci son voluti quattro lunghi anni per convincermi… ora non ho più voglia di aspettare.

Uno spumante metodo classico nessuno me lo può negare!

In questo periodo sono vini molto di tendenza, carichi di bollicine graffianti che li rendono decisamente accattivanti. Poi, nel tintinnante calice si aggregano catenelle di bollicine che spuntano dal nulla, come piccole perle legate tra loro che danzano e stuzzicano la fantasia. L’effervescenza è dinamismo, un universo in continuo attraente movimento, diciamolo… non ci annoia mai.

Per un enologo spumantizzare è sempre un arduo banco di prova. Un po’ come andare contro natura, risvegliare tumulti di fermenti assopiti per tentare di creare qualcosa di nuovo, di innaturale. Una sfida stimolante, contrariamente a tutti quelli che credono che nei territori al di sotto del fiume Po sia tempo sprecato spumantizzare. Con tante varietà di uve bianche e rosse dislocate in un territorio così complesso quanto variegato come l’Abruzzo ci si può davvero sbizzarrire. Sarebbe sciocco non osare!

“Memento  audere semper”, questo è il giusto approccio da avere. Siamo la regione del “Signor Montepulciano”, vero! Ma siamo circondati anche da tanti vitigni bianchi molto interessanti dal punto di vista tecnologico ed organolettico. Penso al Pecorino, alla Passerina, alla Cococciola e al Montonico, senza dimenticare “Sua Maestà” il Trebbiano che molto spesso in alcuni areali della nostra regione è coltivato insieme ad un altro intramontabile protagonista della viticoltura mediterranea: la Malvasia.

In questa versione di “bollicine” metodo classico ho riproposto una cuvée tradizionalmente usata dai vinai dei miei luoghi: Il Trebbiano Abruzzese e la Malvasia. Due opposti che insieme si integrano perfettamente e si completano dando man forte l’uno all’altro. Un gioco di sinergie che capirono molto bene i viticoltori abruzzesi per produrre deliziosi vini tranquilli, che invece propongo nella mia versione con un pò di brio in più dal tocco Satèn.

Insomma, guardando bene lo scenario abruzzese con occhio tecnico abbiamo tutti gli ingredienti giusti, ora però, come gli chef più stravaganti bisogna dare spazio alla creatività sdoganando insensati preconcetti, al fine di ottenere risultati tangibili, cuciti su misura del terroir che ci caratterizza, senza dimenticare che anche dalla periferia del mondo dei vini effervescenti si possono ottenere risultati davvero interessanti.

“Todos somos periferia” intitola uno dei suoi libri Fernando Herrera, compagno di viaggio della vendemmia appena trascorsa. In fin dei conti come dargli torto! Come la storia insegna, dai confini dell’antico impero Romano, la coltivazione della vite ha dato origine dopo secoli a vini tra i più famosi al mondo, come quelli prodotti nell’attuale Borgogna, Champagne, Loira e Mosella.

Qual è stato il grande merito di questa viticoltura?

In primis credo, la capacità di poter vedere oltre il proprio orizzonte visivo riuscendo a scorgere persino da un tramonto un’alba al contrario.

Ora non resta solo che stappare la bottiglia!

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