Barile, Vulture – Basilicata
Ho sempre interpretato L’Aglianico come un vino austero dal carattere difficile, un po’ come il Montepulciano. Difatti è così. Come il Montepulciano si sviluppa in diversi areali che gli danno connotazioni originali a seconda del terroir da dove proviene: Il Vulture è uno di questi. L’Aglianico del Vulture viene coltivato prevalentemente su terreni costituiti da argilla e rocce tufacee ai piedi di un vulcano spento: Il monte Vulture. Barile è un suggestivo borghetto che si sviluppa ai piedi del monte Vulture con un paesaggio tipico dell’Appennino meridionale: rocce affioranti, macchia mediterranea, querceti e castagneti ove si alternano a tratti piantagioni di vite e sovente anche di olivo. Molte vecchie cantine sono scavate nella roccia da cui risale un piacevole odore di vino che pervade i vicoli del paese. Non è un caso che il fascino e l’asprezza di questi luoghi abbiano catturato l’attenzione di Pier Paolo Pasolini ove ha ambientato alcune scene del suo film: Il Vangelo secondo Matteo. La viticoltura di Barile si svolge in un ambiente tipicamente di alta collina ai limiti con la montagna, difficile ma al contempo unico nel suo genere. La cantina Paternoster che ho visitato grazie ai miei colleghi di lavoro è una delle realtà viticole storiche della zona. L’eccellente Fabio Mecca, enologo dell’azienda, ci ha raccontato la storia e le tradizioni della sua famiglia, l’importanza che Barile ha avuto nel caratterizzare le qualità dell’Aglianico, nonché ci ha stupito attraverso il racconto delle antiche spumantizzazioni che venivano svolte in questo areale. A questo punto mi sembra il caso di dire che: non c’è Aglianico senza Barile.