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Pescara vini

MUSICA DA ASCOLTARE: “10 km dalla città” – Ivano Fossati, Oscar Prudente

TEMPO DI LETTURA: 3 minuti

Nel lontano 2005, durante la mia prima vendemmia da tirocinante, ebbi la fortuna di lavorare con un simpaticissimo e distinto enologo pugliese, originario di Rutigliano, che svolgeva consulenza in Abruzzo presso una cantina vitivinicola di nuova apertura a Silvi, in provincia di Teramo. Era un uomo di poche parole che nel contempo comunicava un apparente e piacevole temperamento rasserenante, tanto che era impossibile immaginarlo furibondo. Di statura alta, con occhi di intenso colore azzurro, leggermente stempiato, portamento distinto e piuttosto aristocratico, così “super partes” che era capace di planare persino sui bagnati e scivolosi corridoi di cantina pieni di tubi aggrovigliati di ogni diametro e lunghezza. Un torrido pomeriggio di Agosto, mentre avviavo i lavori preparativi alla vendemmia, mi trovai davanti ad una serie di problematiche enologiche da risolvere, tanto che fui costretto a recarmi presso la sede operativa principale dell’aristocratico enologo pugliese, nei dintorni di Canosa di Puglia. Ogni volta che mi sono recato dall’Abruzzo verso sud, attraversando il Tavoliere delle Puglie, non ho potuto fare a meno di perdermi con lo sguardo nei sconfinati e variopinti campi che lo caratterizzano in tutte le stagioni. Un territorio fertile che non ha nulla da invidiare alla pianura padana, se non fosse per le temperature che d’estate sono tremendamente torride! Fu così anche quella volta, un caldo afoso mi accompagnò per tutto il viaggio fin quando i campi sterminati della Capitanata cedettero il passo a distese immense di vigneti e oliveti. Una terra che mostrò subito la sua forte vocazione viticola e olivicola. Tutto mi aspettavo tranne che fosse anche un luogo di produzione di vini per basi spumante. In quel territorio dalle estati roventi scoprii che si producevano degli ottimi vini adatti ad un metodo classico o Martinotti. Uve di Bombino bianco, Falanghina e Trebbiano. Molto spesso le uve venivano raccolte verso la fine di Luglio per essere vinificate con bassa gradazione zuccherina e alta acidità. Successivamente questi vini venivano inviati presso altre aziende, lontane dai luoghi di produzione, per soddisfare acquirenti che ne apprezzavano le caratteristiche in assemblaggio con altre varietà. Ci sono voluti anni affinché i produttori del Tavoliere acquisissero una consapevolezza circa il potenziale dei loro vini. Così è stato anche per Francesco, caparbio produttore di spumante metodo classico insediato con la sua piccola cantina nel cuore dell’intricato centro storico di San Severo. Sono più di dieci anni che assaggio i suoi spumanti, tra fiere ed esposizioni, che ormai evolvono e crescono come l’esperienza che ha maturato nel settore. Uno di quattro produttori pionieri che con caparbietà e determinazione portano avanti il loro progetto vinicolo, in un territorio agricolo fertile come la Capitanata. Quella di Francesco è una piccola cantina che si snoda nei sotterranei dell’urbe pugliese, dove riposano qualche migliaio di bottiglie accatastate, come i tanti sassi che compongono i muretti a secco caratteristici nel territorio del Gargano. Questi produttori sono come mosche bianche che lentamente stanno facendo attecchire l’arte di produrre un vino molto artigianale, lo spumante metodo classico, in un territorio dall’agricoltura a forte connotazione agro-industriale, dove spesso le materie prime migrano verso luoghi molto lontani per essere trasformate.

Come si suol dire: “Una rondine non fa primavera…chissà forse due…”!

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